NASCE LA NUOVA COOPERATIVA AGRIARQUATA PER VALORIZZARE IL VITIGNO PECORINO

NASCE LA NUOVA COOPERATIVA AGRIARQUATA PER VALORIZZARE IL VITIGNO PECORINO

Settore: LEGACOOP MARCHE

L’agricoltura per risorgere con il progetto Terra Divina. Rinascere dedicandosi alla valorizzazione di un prodotto legato alla terra e alla tradizione di Arquata del Tronto (Ascoli Piceno), il vino Pecorino, e far sì che questo luogo debba essere ricordato per la sua bellezza, la storia, i prodotti, non solo per il terremoto che l’ha gravemente ferito nel 2016. E’ questa la volontà che ha spinto i 14 soci della cooperativa agricola Agriarquata, che aderisce a Legacoop Marche, nata su iniziativa dell’associazione culturale Alto Tronto, ad intraprendere nel marzo 2018 questo cammino imprenditoriale di grande coraggio e che vede come primo passo la costruzione della cantina, il cui progetto è stato presentato a Pescara del Tronto, nella sede della Paoli Group.

 

Un’idea che ha permesso loro di essere fra le 11 realtà cooperative che lo scorso anno si sono aggiudicate nelle Marche il bando nazionale “Centro Italia Reload rigenerare comunità”, voluto da Legacoop proprio per contribuire alla rinascita dei luoghi colpiti dal sisma.

 

Dopo un periodo di affiancamento per l’avvio dell’impresa, oggi Agriarquata presenta il progetto della nuova cantina che sarà realizzata a Pescara del Tronto, frazione di Arquata del Tronto. Un primo passo cui seguirà la creazione di una struttura per la trasformazione e la commercializzazione delle uve Pecorino, la realizzazione di un punto espositivo, di degustazione e di vendita dei prodotti tipici del territorio. Il vino bianco si chiama Surpicanum, il nome latino di Arquata del Tronto, quello rosso Il Torrione.

 

L’obiettivo è infatti quello di coinvolgere le microimprese dei Comuni di Arquata del Tronto, Acquasanta Terme, Montegallo e Roccafluvione prima nella valorizzazione del vino Pecorino e poi in quella della filiera del miele, delle castagne e dei marroni, della coltivazione di meli autoctoni, prodotti che sono l’oro dell’Appennino, per arrivare a coinvolgere nell’iniziativa il territorio fino ad Accumoli e Amatrice. Una grande area del cratere pronta a rilanciare l’economia attraverso la propria identità, magari per portare le proprie eccellenze fino a Roma su quella che era una strada storica, la Salaria, ancora valido legame con il mercato della capitale italiana e oltre. Il progetto di Agriarquata si sta realizzando su 12 ettari di terreno autorizzati dalla riserva nazionale per la coltivazione del vitigno Pecorino dal ministero dell’Agricoltura tramite la Regione Marche.

 

"Il futuro ha radici antiche per noi - ha detto Giacomo Eupizi, presidente Agriarquata, nell'incontro moderato da Simone Cecchettini, responsabile Agroalimentare Legacoop Marche -,  il vitigno Pecorino è da sempre raccontato dalle nostre genti e chi lo impianta oggi pianta Arquata perché i cloni utilizzati provengono da qui". Per questo, ha aggiunto Eupizi, "lavoriamo per riscoprire, salvaguardare e valorizzare l'agrodiversita' del nostro territorio. Abbiamo bisogno di rendere ancora vivibile la montagna e questo è possibile solo retribuendo al meglio chi vi abita e lavora e per rendere questo luogo attrattivo per chi vorrà avvicinarsi".

 

Una vicinanza a queste zone subito espressa da Legacoop all'indomani del terremoto. "Scuole, fabbriche e imprese sono i primi interventi necessari per la ricostruzione, per far sì che le famiglie possano continuare a vivere su questi territori che sono a rischio spopolamento - ha detto il presidente Mauro Lusetti -, zone che invece sono ricche di quello che possiamo considerare il nostro petrolio, l'agricoltura, il turismo, la cultura. Una ricchezza da tenere viva tutti insieme con iniziative come quella di Agriarquata, fatta da giovani che hanno scelto la cooperazione".

 

"Aiutare il cuore di questo territorio ferito, va in questa direzione l'iniziativa di Agriarquata - ha detto Anna Casini, vicepresidente Regione Marche -, che rappresenta una connessione fra tradizione e innovazione in una filiera agricola di eccellenza. E' un segno del fermento che vediamo giorno dopo giorno crearsi in queste zone ed un segno di rinascita, pur simbolico, che possiamo dare per ricordare tutte le persone che sono scomparse a causa del terremoto".

 

A fianco del progetto di Agriarquata, c'è Vinea, con il suo presidente Ido Perozzi. "L'obiettivo è creare nel centro servizi che sarà realizzato - ha detto -  uno spazio a disposizione anche dei piccoli produttori per la trasformazione". Nell'incontro, cui hanno partecipato il prefetto di Ascoli Piceno, Rita Stentella, il sindaco di Arquata del Tronto, Aleandro Petrucci, il presidente e il direttore di Legacoop Marche, Gianfranco Alleruzzo e Fabio Grossetti, Gino Sabatini, presidente della Camera di Commercio delle Marche, ha sottolineato "il valore dell'apertura di un'impresa su un territorio che ha così bisogno di economia soprattutto perché fatta da giovani che vogliono investire qui. Speriamo che ne arrivino presto altri".

 

IL VINO PECORINO, FRIZZANTE E PROFUMATO VINO DI MONTANGNA

Il vino Pecorino di Arquata del Tronto si distingue dagli omonimi per caratteristiche davvero uniche, ecco perché l'appellativo Nobile. Il suo percorso inizia nel Medioevo quando i frati Benedettini iniziarono ad analizzare i terreni per stabilirne la coltura più adatta. Nel corso dei secoli ha rappresentato il mezzo di ristoro preferito degli abitanti del territorio di Arquata del Tronto e dei borghi vicini e la sua cura un sacrificio sopportabile, per le doti uniche,  fino ad oggi. Fa parte della lista dei pochi vitigni autoctoni italiani, coltivati con la tecnica "franco-piede" che possono vantare una storia centenaria, come il Barbera e il Nebbiolo. Ha saputo resistere alla Fillossera nel XIX secolo, come pochi altri vitigni italiani e solo loro possono essere identificati come davvero autoctoni italiani. I comuni vitigni sono innestati su un porta innesto di tipo Americano, con la tecnica a marza autoctona, come nella totalità degli impianti fuori dal Comune di Arquata del Tronto che si appellano Pecorino. I motivi della resistenza alla Fillossera non sono ancora molto chiari, un'ipotesi lega il pregio all'altezza di queste viti, coltivate sopra i 600 metri, dove la temperatura media è più bassa e meno tollerata dagli agenti patogeni o a caratteristiche intrinseche ancora poco studiate. Questo aspetto essenziale si esprime nel gusto e nella presenza quantitativa e qualitativa degli elementi organolettici.



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