CONGRESSO LEGACOOP: ALLERUZZO, OGNI VOLTA CHE NASCE UNA COOPERATIVA E’ UN PICCOLO MIRACOLO CONTRO L’INDIVIDUALISMO

CONGRESSO LEGACOOP: ALLERUZZO, OGNI VOLTA CHE NASCE UNA COOPERATIVA E’ UN PICCOLO MIRACOLO CONTRO L’INDIVIDUALISMO

Settore: LEGACOOP MARCHE

19 dic 2014

"Ogni volta che, in un Paese individualista come l’Italia, nasce una cooperativa avviene un piccolo miracolo perché significa che quegli individualisti riconoscono che da soli sono fragili e, di conseguenza, sanno che l'unica maniera che hanno, per affrontare un progetto d'impresa, è quello di mettersi insieme". Così il presidente di Legacoop Marche, Franco Alleruzzo, ha cominciato il suo intervento al 39° Congresso di Legacoop Nazionale.


“Questo significa che la cooperativa nasce sulla base di fragilità di individui e che si basa su un reciproco patto di mutualità – ha continuato Alleruzzo -, e la mutualità interna di una cooperativa, se vuole essere tale, non può che rivolgersi anche all’esterno. Soltanto chi sa vivere la mutualità internamente la può vivere anche esternamente. E’ uno specchio questa reciprocità e questo significa che è la mutualità esterna che dà vita alle aggregazioni di cooperative come Legacoop. Appartenere a Legacoop è una libera scelta ma significa fare i conti con il fatto che ci si pone dei limiti anche al proprio agire imprenditoriale. Una cooperativa che si muove sul mercato pensando di dover fare utili e agendo come vuole è una cooperativa che, pur avendo il bilancio in attivo, non è più una cooperativa perché non tiene conto del rapporto mutualistico che Legacoop, e le altre Centrali, gli pongono in essere. Questo perché si è deciso di agire in una cooperativa che è un’impresa che non vive soltanto di economia ma anche di socialità, di relazioni.


E’ qui che nasce la reputazione delle cooperative ed è su questo che dobbiamo tornare ad agire dentro la nostra organizzazione perché è sulla reputazione che dobbiamo valutare quello che avviene, conoscere le cooperative, come si diceva “andarci a pranzo, a cena”, andare alle loro assemblee, farle diventare luoghi trasparenti e, attraverso questo, conoscerle e, in qualche maniera, monitorarle. Noi sappiamo che quando una cooperativa non si comporta bene, sfortunatamente, avviene qualcosa che in altri settori non avviene. Quando questo succede ad un’impresa “for profit”, come nel caso della Parmalat, nessuno parla di aziende ma sempre di Parmalat. Ad ogni impresa si dà il suo nome. Quando questo avviene per una cooperativa, siamo tutti tirati in ballo, si parla di cooperazione, di Legacoop, ma non della singola azienda con il proprio nome. Per questo, abbiamo una grossa responsabilità nel monitorare quello che avviene e assumerci la responsabilità di entrare nelle cooperative, di intervenire e, in qualche maniera, di riportarle dentro quello che noi riteniamo essere un “agire cooperativo””.


Alleruzzo, alla platea del Congresso nazionale di Legacoop, ha anche parlato degli appalti. “Quello che sta avvenendo in questi tempi è sicuramente responsabilità di chi agisce disonestamente – ha detto Alleruzzo - ma i contesti fanno le differenze. Credo che non ci sia nessun Paese al mondo in cui gli appalti sono fatti come in Italia. Gli appalti al massimo ribasso sono un modo con il quale si comprimono i diritti di chi lavora e la qualità dei servizi e dei beni. Se si fa questo significa non soltanto che non si avrà il prodotto o il servizio che ci si aspetta, ma che ci saranno spazi per l’illegalità. Gli appalti al massimo ribasso sono un modo con cui creare illegalità. E’ ora di smetterla di utilizzare questa forma di appalto e di smettere del tutto di fare gli appalti nel campo del welfare. L’Emilia Romagna ha deciso che nel welfare si fanno gli accreditamenti perché si è pensato che i servizi del welfare non sono prestazioni ad ore ma patti territoriali tra gestori, utenti, famiglie e cittadini. E questo è sintomo di correttezza nella gestione dei servizi. Noi abbiamo bisogno di fare questo percorso negli appalti che è fondamentale per avere servizi di qualità, beni e prodotti di qualità e, di conseguenza, un lavoro di qualità. Perché soltanto in questa maniera, con questa filiera, noi possiamo pensare che non ci sia spazio alcuno per l’illegalità.


Spero che a seguito di questo brutto evento che ci ha colpiti a Roma non avvenga quello che è avvenuto in passato: continuare a fare nuove norme che aumentano la burocrazia. Perché aumentare le norme non è servito a ridurre gli eventi criminali. Anzi, ha determinato quella logica, da abbandonare una volta per tutte, che è l’emergenza continua, con la scusa di superare i lacci e lacciuoli della burocrazia. Senza un ambiente in cui gli appalti sono fatti bene e senza controllo democratico non avremo lo spazio per poter agire correttamente, perché l’ambiente orienta l’agire degli attori economici e sociali e questo noi non possiamo più permetterlo proprio in quanto cooperatori. Perché il senso del nostro agire e la nostra identità ci portano naturalmente a batterci contro le situazioni che non funzionano. E proprio in questa battaglia abbiamo le nostre radici”.

 



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